India – Hampi

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Hampi

E quando pensi di aver visto molto, di non poter più sorprenderti al punto da restare senza fiato… ecco che, davanti a te, si palesa Hampi.

Raggiungerla è stata un pò un’impresa. Da Hassan nessun treno disponibile entro due giorni (e che conferma il mio essere restia a prenotare in anticipo qualunque meta, preferendo sempre fermarmi in un posto se mi piace o seguire il consiglio di qualche locale stravolgendo tutto l’itinerario pensato in precedenza) e, come unica alternativa, l’autobus. 12 ore di strada che mi si prospettavano da panico, con il solito bus sgangherato, strade a buche e non asfaltate e un autista pazzo in sorpasso perenne. Invece mi sono trovata con due autisti che si interscambiavano nella guida e un bigliettaio simpatici e gentilissimi, che mi hanno un po’ presa sotto la loro ala protettrice, acquistando per me della frutta durante il tragitto, portandomi in un ottimo ed economicissimo ristorantino lungo la strada e facendomi sdraiare in una sorta di panca accanto al posto di guida facendo spostare e rendere sardine altri tre ragazzi. Ad un certo punto ci siamo trovati su un ponte, inizialmente noi e un camion in senso opposto senza lo spazio sufficiente per proseguire ognuno per la propria strada. Nel giro di pochi minuti avevamo entrambi creato una fila interminabile, dietro a ciascuno di noi, di auto, moto, tuktuk e persone a piedi accorse a vedere, ognuno con le proprie ipotesi per riuscire a superare l’incastro. Io, semplicemente, mi vedevo già nel lago sotto di noi visto che il bus continuava a tentare nell’impresa di proseguire spostandosi sempre più sul bordo della carreggiata. E intanto le 12 ore iniziali si dilatavano… Alla fine ce l’abbiamo fatta, la gente ha applaudito, io ho pensato al numero di volte in cui questa situazione si sarà ripetuta e continuerà a ripetersi prima di decidere, magari, di mettere un semplice semaforo. Semplice.. siamo in India, cosa c’è di semplice?
Sono arrivata ad Hospet, cittadina a pochi chilometri da Hampi, a notte fonda. Datemi un lettoooo! Un ragazzo in stazione mi indica un ostello economico, entro, contratto il prezzo senza guardare prima la camera, ho troppo sonno.
Ed ecco il momento fatidico: il mio letto, miraggio! Chiudo la porta, accendo la luce. Lenzuola schittate! Certo, le hanno accuratamente lavate e messe a stendere all’aperto e qualche simpatico uccello ha fatto i suoi bisogni centrando la biancheria. Ma poi alzo la testa, sopra di me un buco con pseudo-lucernario e milioni di ragnatele in pole position. Beh dai, devo solo dormire. Doccia, pipì e finalmente mi aspetta una bella dormita… entro in bagno e… oltre alla turca non c’è altro! Nè un lavandino, nè una doccia, nulla! Resto vestita, tengo persino i calzini e dormo qualche ora. Alle 5 bussano ripetutamente alla porta. Ormai ho perso l’orientamento. Apro, mi danno un secchio e mi dicono “Water”. Ok, c’è l’acqua a secchi, se voglio.
India, India… ti amo anche perché non posso mai darti per scontata, ogni giorno mi stupisci!

E poi… poi sono partita per Hampi. Mezz’ora di strada e un paesaggio in continua trasformazione.
Qualche giorno trascorso a camminare, anche per 8 ore di seguito, in una natura pressoché incontaminata, tra palme, risaie, piantagioni di banani e templi nascosti in ogni dove, tutti ricchissimi di sculture, bassorilievi, colonne magnificamente scolpite tra enormi massi di granito in equilibrio precario.

Ad ogni angolo si nascondeva un motivo di stupore, sosta, fotografia. Con tramonti suggestivi dalla cima di qualche collina.

Cene su bancarelle lungo la strada, sotto alle stelle… tra cui un aloo gobi (curry di patate e cavolfiori) davvero notevole.

Ovviamente sia mai che io percorra sentieri battuti, devo sempre trovare la mia strada, magari seguendo le orme delle mucche o delle pecore. Incontrando milioni di farfalle, pappagallini verdissimi e scimmiette, salamandre, camaleonti, cavalli selvatici, vermi giganti più grossi di me o centinaia di piccoli vermetti ammucchiati che si spostano tutti assieme.. persino una piccola tartarughina allo stato brado. Finché arriva il fiume, ma non arriva alcun ponte. Devo attraversare, sono in mezzo alla foresta e crearsi un valico mi è praticamente impossibile.

Un rumore alle mie spalle, il mio salvatore! Senza proferire parola ma comunicando solo a gesti, il mio nonnino dalla canotta bucata, un machete tra le mani e un sorriso buono mi ha presa per mano. Mi ha fatto togliere scarpe e calzini, mi ha fatto arrotolare i pantaloni e, dopo avermi mostrato un serpente d’acqua che già vedevo avvinghiato alle mie cosce, mi ha fatta attraversare il fiume in un punto in cui l’acqua non era troppo alta, facendomi poi camminare attraverso il proprio bananeto e trovando, infine, un posto in cui potessi lavarmi dai chili di fango che mi ero portata appresso dopo aver guadato.

Quando, poi, sono sbucata dal retro di un tempio e una signora ha capito che non potevo che aver attraversato il fiume a piedi, mi sono sentita accogliere come una piccola eroina e mi ha offerto il latte di un cocco appena colto.

Qualche minuto per dissetarmi e poi via, via, via… troppe cose da vedere, ammirare, scoprire…

P.S.: un cartello stradale che indica di suonare il clacson, in India, è davvero paradossale e comico… questo è un paese in cui, poter non sentire per un minuto di seguito decine di auto, bus, motorini e tuktuk strimpellare contemporaneamente, è davvero un lusso, credetemi!!!

 India 32 - Hampi

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