Laos – Da Phonsavanh a Vientiane
Ho conosciuto un signore italiano trasferitosi qui in Laos. Ci siamo incontrati per caso. Stavo cercando un motorino da noleggiare, chiedi e richiedi in giro e mi imbatto in questo signore che mi risponde in inglese. Un inglese chiaramente “italiano”. Due battute, due parole… che, nel giro di poco, diventano un fiume di racconti ed esperienze da condividere. La sua vita laotiana, le difficoltà quotidiane ma anche la libertà assoluta a livello mentale. Lui noleggia moto e motorini e si sta organizzando per diventare “accompagnatore” di tour in moto in giro per il Laos. Un personaggio. Con i suoi racconti ho riso tantissimo… ci si chiedeva, ad esempio, perché le persone non sappiano guidare, perché andare contromano o tagliare la strada sia un modus vivendi. La patente non si conquista. Si compra. Ecco, appunto.
Ma quel che mi ha più colpita è stato ascoltare la tragedia, ad oggi presente, relativa alle mine anti-uomo. Persone che, quasi quotidianamente, perdono la vita, gli arti o la vista, specie bambini perché li mandano a cercare le mine per realizzare con le stesse braccialetti e oggetti vari. Ho assistito anch’io, in questi giorni, girando in motorino, allo sminamento di mine. La cosa pazzesca è rendersi conto che ci sono mine anche sul ciglio della strada. Una realtà che, personalmente e forse scioccamente e ingenuamente, mi sembrava lontanissima e solo parte della storia. Fa impressione.
Ho visitato la Piana delle Giare, una collina punteggiata da enormi e antiche giare di origine sconosciuta ma che hanno portato alla formulazione di mille ipotesi. Sono andata nella Old City, ho raggiunto stupe bellissime ma, purtroppo, spesso lasciate a se stesse e a una natura molto invadente.
Mi sono beccata un monsone da panico, lontanissima dall’ostello e senza possibilità di riparo: io, un motorino e tanta, tanta, tanta acqua. Sentivo i piedi galleggiare nell’acqua interna alle scarpe, nonostante mi fossi subito attrezzata con la mantellina. Il monsone non da possibilità di scampo. Ti anneghi, punto. E non resta che ridere, mettersela via come esperienza di vacanza senza pensare a come asciugare tutto in tempo prima di prendere l’autobus successivo. E così, in ostello, aspettando l’ora di partenza, ho praticamente steso in reception scarpe, solette interne, pantaloni, calzini… avevo pure le mutande fradice!
Nei giorni trascorsi a Phonsavanh e dintorni ho assaggiato tantissime specialità gastronomiche, tra cui le rondini fermentate cotte alla brace.
A Vientiane ho camminato tantissimo e mi sono pure regalata una cena a base di pesce del Mekong lungo la riva. E’ stato un po’ surreale l’ostello. A parte il fatto che fosse un bordello, ma in piena notte ha iniziato a piovermi sulla testa. Beh dai… nanna con doccia incorporata… allo Sheraton mica si può fare!!! E così alle 5 di mattina ero già sulla strada, scoprendo una signora all’angolo di una via che, con il suo pentolone, vendeva una sorta di porridge con il fegato e una zuppa di noodles giganti buonissimi. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Laos 03 - Da Phonsavanh a Vientiane