Laos – Luang Prabang e dintorni
Eleganza e spiritualità
Luang Prabang. Bellissima. Affascinante. Tra i vari giri, mi sono innamorata di un piccolissimo tempio sotto al That Chomsi, completamente affrescato, senza nemmeno un turista e, purtroppo, lasciato un po’ al suo destino. E’ un peccato trovare simili gioielli non curati e custoditi come invece meriterebbero.
La mattina mi svegliavo alle 4.30 per poter assistere, alle 5 di mattina, alla processione delle elemosine dei monaci. Questi ultimi, all’alba, scalzi e nelle loro tuniche arancioni, camminano lungo le vie della città mentre persone caritatevoli, sui marciapiedi, li aspettano per riempire con piccole porzioni di riso glutinoso le ciotole utilizzate per l’elemosina. Sono soprattutto i vecchietti, fuori dalle loro case, che attendono pazienti il passaggio dei monaci, in una situazione mistica, silenziosa, rispettosa del momento.
Luang Prabang regala molti templi, un mercato serale interessante seppure un po’ turistico (io, in realtà, ho visto pochi turisti “grazie” a un paio di monsoni belli carichi!) e ottimo cibo. Personalmente mi è piaciuto da morire mangiare in una bancarellina poco fuori dalla stazione degli autobus. E, sicuramente, a loro è piaciuto da morire vedere la sottoscritta assaggiare tutto quello che mi proponevano. Ottimissimo (licenza poetica culinaria… della serie… quando ce vò ce vò!) l’aw lam, una sorta di stufato di carne, funghi, melanzane e trucioli di legno per aromatizzarlo.
Gli spostamenti in piccoli autobus sono sempre stati molto belli dal punto di vista paesaggistico. Montagne, foreste, vallate con casette di legno e tetti in paglia. Ogni tanto ci si fermava, a volte per raffreddare il motore quando si incrociavano ruscelli, a volte perché magari l’autista doveva comprare frutta e verdura lungo la strada. In una di queste soste abbiamo trovato delle signore che avevano cotto le zucche. Me ne hanno regalate due… oltre ad essersi fatte fotografare con me e ad avermi baciata e accarezzata. Queste situazioni inaspettate le amo. Scoprire realtà così diverse dalla nostra mi fanno riflettere innanzitutto sulla semplicità e veridicità di certi momenti, situazioni, relazioni e persone. Basterebbe così poco, a volte. Un sorriso, una stretta di mano, una parola. Invece noi siamo sempre di corsa e nemmeno di fronte a momenti di non-corsa, più o meno forzati, si riesce a scoprire e a ritrovare il piacere dei piccoli gesti. Mi viene in mente la coda alla cassa del supermercato, quante volte le persone mi prendono per pazza solo perché sorrido loro o scambio una parola anche banale ma che sottende solo la gioia di condividere un momento con un’altra persona. Sono fatta così, mi sento soffocare di fronte alla chiusura degli altri e mi si apre il cuore quando posso interagire, anche solo a gesti, con chi ho vicino.
In questi giorni, nei vari paesini visitati dove mi sono fermata lungo il tragitto, ho assaggiato di tutto. In primis, non dimenticherò mai una scena, non tanto per il cibo in sé quanto per la situazione creatasi. Recupero il mio zaino, scendo dall’autobus e mi trovo di fronte un bambino: il viso sporco, gli abiti rotti, gli occhi sgranati su di me curiosissimi e quasi incapaci di credere a quanto stessero vedendo (forse, come sempre, la mia carnagione chiara, capelli biondi, occhi azzurri mi fanno sembrare un “animale da documentario” più che una ragazza normalissima). In mano, delle larve di api che stava sgranocchiando. Poche. Probabilmente gliele avevano regalate al mercato poco più lontano. E la sua manina, quasi tremante, si è avvicinata a me per offrirmi le sue larve, così, semplicemente, naturalmente. Ho mangiato qualche larva, lui mi osservava aspettando la mia reazione. Ma io ero felice, ero davvero felice.
Laos 02 - Luang Prabang e dintorni