Nel cuore della Penisola di Karpaz
Un territorio rispettato dall’uomo
Penisola di Karpaz
Queste giornate, a nord di Famagosta sulla lunga e stretta penisola di Karpaz, sono state a dir poco uniche. Ho visitato torri, moschee, necropoli, monasteri… Ho goduto di un tramonto mozzafiato dalla torre più alta di un castello, la cui biglietteria per entrare era già chiusa ma che aveva comunque il portone di ingresso aperto. Sono salita, ero sola e, intorno a me, un panorama dipinto di rosso e arancio… fino al mare.
Per dormire ho avuto una fortuna pazzesca. Non trovavo nulla di aperto e così ho girato con la mia macchinetta (a proposito, si guida a sinistra qui!) tra viuzze e paesini un po’ deserti finchè mi sono imbattuta in una sorta di bed and breakfast. Chiuso. Ho comunque bussato e mi ha aperto un signore vestito tutto di bianco, con un foulard in testa che, a un primo sguardo, mi è sembrato un po’ strano. Mi ha detto che erano chiusi ma poi… ci siamo messi a parlare. Da dove venissi, cosa facessi, perché mi trovassi lì. Qualche discorso fatto mezzo in inglese e mezzo con gesti, poi una sua affermazione particolare… “A me interessa solo che tu sia serena”. E con queste parole… mi ha dato una stanza e mi ha detto di fare io il prezzo, quello che mi sembrava giusto (non sa cos’ha rischiato con una come me…!!!).
Camera matrimoniale tutta in legno scuro, tende e copriletti in lino bianco ricamato a mano, profumo di bucato.
E la colazione??? Bene, sono rimasta seduta due ore a tavola ogni mattina. Due ore di orologio! Tra formaggi di capra, olive, torte fatte in casa, miele e confetture preparate con i prodotti dei loro terreni, ravioli…
Ho trascorso bellissimi momenti con Zekai, il proprietario con il foulard bianco sulla testa. Ho scoperto che è uno scrittore (mi ha pure invitata alla presentazione del nuovo libro ad Amsterdam, una delle copie è già nelle mie mani!), mi ha portata in giro nel suo giardino a raccogliere semi e bacche, mi ha invitati da lui come ospite il giorno di Natale.
Trovare persone così, serene, equilibrate, felici e soddisfatte della propria vita, desiderose di raccontare e di aprirsi agli altri… beh, mi emoziona sempre.
Amo paesaggi, storia, monumenti… ma quello che mi regala il fermarmi con la gente e condividere sorrisi anche quando la lingua sembra un ostacolo… beh, non ha confronti.
In questi giorni ho girato molto e incontrato tanta gente. Ricordo un macellaio, sotto un grande portico, mentre scuoiava e tagliava a pezzi delle pecore: mi ha voluto offrire un caffè, seduta su sedioline traballanti in plastica in un angolo del portico. In poco tempo si sono avvicinati altri signori, incuriositi da me e dalla situazione. Avrebbero voluto che mi fermassi a pranzo a mangiare (la carne, certo, non mancava) ma, a volte, il tempo è tiranno e bisogna farsi un po’ di violenza per riuscire a partire e proseguire il proprio giro.
Ho guidato lungo la costa per chilometri e chilometri. Stupendo. Il mare, di ogni sfumatura di blu, si infrangeva sulla costa con forza. Un contrasto incredibile con le colline dal terreno scuro e punteggiato da qualche ulivo e da qualche cespuglio.
Golden Beach, in particolare, dicono essere la spiaggia più bella di questa parte di isola, luogo magico perché, proprio qui, le tartarughe vengono a deporre le proprie uova. Dune di sabbia bianca, una spiaggia dolcemente ondulata e qualche asino selvatico.
Suggestivo, poi, il Monastero dell’Apostolo Andrea, con un “comitato di accoglienza” particolare davanti al suo ingresso: asini selvatici. Tanti. Speranzosi di poter avere un po’ di cibo dai passanti. Al suo interno ho assistito a una cerimonia religiosa, in stile ortodosso, tra centinaia di incensi e candele.
Un giorno, a pranzo, mi sono fermata in un localino, un po’ per caso e in modo un po’ fortuito perché poco visibile dalla strada. Mi sono fatta preparare un po’ di specialità e ho assistito, in cucina, a molte preparazioni. Eravamo soli, io e lui: nessuna parola, lo “chef” sembrava un po’ intimidito dalla sottoscritta ma ne era anche molto orgoglioso.
Nel digermi verso l’eco villaggio di Komi Kebir, dove la gente si dedica prevalentemente ai campi e la cui bellezza e incontaminazione ha spinto molte troupe cinematografiche a girare film e documentari, ho visitato alcune chiese disseminate nel territorio, tra cui la splendida Chiesa di Agios Filon nelle vicinanze di
.Non è facile trovare da dormire fuori stagione ma ho voluto fare comunque un’incursione in questa pianura di straordinaria bellezza naturale a sud della catena montuosa Besparmak Kyrenia.
In effetti, ho trovato molte attività chiuse a causa del periodo invernale. Ma arrivare in paesini minuscoli, entrare in un bar a chiedere e trovare il parroco che indica dove poter andare… beh, fa parte della magia di questo viaggio. Mi sembra di essere in un’altra epoca. Un’epoca in cui esiste ancora la voglia di guardarsi negli occhi, di parlare e di interagire, senza delegare tutto a poche battute di un messaggino al cellulare.
Nel cuore della Penisola di Karpaz - Cipro 2014